Sotto la superficie della luna gioviana Io non c’è un oceano di magma liquido come si era pensato fino a oggi, ma un mantello quasi solido. A rivelarlo è uno studio pubblicato su Nature, guidato da Ryan Park del Jet Propulsion Laboratory della Nasa, al quale hanno preso parte anche numerosi ricercatori dell’Università di Bologna, della Sapienza Università di Roma e dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf). Il risultato si basa sia sui dati storici della missione Galileo che su quelli emersi da due recenti sorvoli ravvicinati della missione Juno, insieme a una serie di osservazioni astrometriche.
Io è un satellite unico nel sistema di Giove grazie alla sua intensa attività vulcanica, che lo rende l’oggetto geologicamente più attivo del Sistema solare. Questo fenomeno è alimentato dall’enorme attrazione gravitazionale di Giove lungo l’orbita eccentrica di Io. Per decenni si è creduto che l’influsso di Giove fosse sufficiente a “sciogliere” l’interno di Io, creando così un oceano di magma sotto la sua superficie. Una teoria, questa, che trovava riscontro anche nelle osservazioni realizzate della missione Galileo, la sonda della Nasa che tra il 1995 e il 2003 ha esplorato il sistema di Giove. Basandosi su misure di induzione magnetica, i dati raccolti da Galileo avevano infatti suggerito la presenza di un oceano di magma su Io.
Alessandro Mura, ricercatore dell'IAPS e coordinatore scientifico dello strumento Jiram a bordo della sonda Juno, racconta: «abbiamo compreso quali sono le modalità con cui il riscaldamento mareale influenza l’interno di una luna come Io, con implicazioni anche per la storia passata della luna terrestre. Il risultato pubblicato oggi su Nature smentisce l’ipotesi che l’attività vulcanica di Io sia alimentata da un oceano globale di magma e dimostra che le forze mareali non creano universalmente oceani di magma globali, nemmeno su esopianeti e super-Terre dove tali strutture erano state ipotizzate».
I dati raccolti indicano insomma che l’ipotizzato oceano di magma globale non esiste. Al contrario, le nuove stime sono coerenti con la presenza di un mantello quasi solido sotto la superficie di Io.
Articolo completo su Nature:
“Io’s tidal response precludes a shallow magma ocean”, di R. S. Park, R. A. Jacobson, L. Gomez Casajus, F. Nimmo, A. I. Ermakov, J. T. Keane, W. B. McKinnon, D. J. Stevenson, R. Akiba, B. Idini, D. R. Buccino, A. Magnanini, M. Parisi, P. Tortora, M. Zannoni, A. Mura, D. Durante, L. Iess, J. E. P. Connerney, S. M. Levin e S. J. Bolton