Festival delle Scienze a Genova. Due le ricercatrici di IAPS presenti all'evento
Dal 24 ottobre al 3 novembre il Festival di Genova vedrà due rappresentanti del nostro istituto.
Edwige Pezzulli sarà la moderatrice dell'incontro "Avvicinarsi all'eco del Big Bang" e Francesca Panessa sarà la protagonista dello spettacolo "Crazy Space - Viaggio improvvisato nello spazio".
Abbiamo rivolto a loro alcune domande per conoscerle un po' meglio, illustrare il loro ambito di ricerca presso il nostro Istituto ed avere qualche anteprima e curiosità per questa edizione 2024 del Festival della Scienza di Genova.
Edwige Pezzulli
Qual è la tua attività di ricerca presso INAF/IAPS. Come bilanci il tuo lavoro da ricercatrice con l'impegno nella divulgazione scientifica?
Durante la tesi e il dottorato ho iniziato ad approfondire il tema della nascita e formazione dei buchi neri supermassicci che si trovano nei cuori delle prime galassie dell'Universo. Ho continuato a lavorare su questo tema da un punto di vista teorico come assegnista e nel 2019 avrei dovuto proseguire questa linea di ricerca negli Stati Uniti, dove mi stavo per trasferire. Alla fine la vita mi ha tenuta in Italia e ho iniziata ad appassionarmi alla divulgazione.
Quando ho compreso che la comunicazione scientifica era molto più di una semplificazione di saperi o diffusione delle conoscenze, ma rappresentava un tentativo di costruire un dialogo attivo tra scienza e società, ho scelto di virare sempre più verso questo ambito, al quale cerco di dedicare tutto il mio tempo.
In che modo hai sviluppato la passione per lo spazio e l'astrofisica?
Al liceo pensavo che sarei diventata una filosofa ma poi partecipai a un incontro fatale organizzato dalla mia scuola. Era un dialogo tra un fisico e un matematico su una scoperta che non ricordo più, forse riguardava gli SHAnnus Mirabilis PapersSH, i quattro articoli fondativi della fisica moderna scritti da Albert Einstein nel 1905. Durante l’incontro però il matematico e il fisico non parlarono di Einstein, ma finirono per discutere su cosa fossero la fisica e la matematica. Quell’incontro con Gianni Battimelli - era lui il fisico in questione - fu per me una vera epifania.
Capii che la fisica era molto più di quanto studiato a scuola: non solo equazioni e princìpi, ma uno strumento potentissimo che, come esseri umani, abbiamo sviluppato per analizzare la realtà in modo critico, scettico e basato su evidenze empiriche. Da lì, il passo verso l’astrofisica è stato breve.
Quanto è stata dura per te, come donna, affermarti in questo campo?
Riconoscere le discriminazioni di genere è un'operazione complessa, soprattutto quando si parla di microaggressioni. Spesso infatti tendiamo a confondere stereotipi e pregiudizi con semplici giudizi o constatazioni, al punto che da descrizioni socialmente costruite finiscono per apparirci come strutture naturali. In queste pieghe si nasconde la violenza simbolica, che si manifesta attraverso la trasmissione implicita di una visione del mondo, di ruoli sociali definiti o categorie cognitive per interpretare la realtà. È così che alcuni valori vengono naturalizzati, interiorizzati anche dai soggetti discriminati e compiono tutto il loro tragitto praticamente inosservati.
Nonostante ci sia consapevolezza su questi temi, a volte noi stesse facciamo fatica a riconoscere le discriminazioni subite. Io ho dovuto prestare molta attenzione per individuare atteggiamenti che difficilmente avrei subito se fossi stata un uomo. Un esempio tra i meno visibili? Quando non ero d'accordo con un collega ed esprimevo perplessità, non era raro che mi ripetesse il suo punto di vista, come se non avessi capito.
Quale messaggio pensi di poter trasmettere al pubblico del festival di Genova, specialmente ai giovani e agli appassionati di scienza? Quale sarà il contributo di questo strumento alla comprensione dell'universo e quale può essere il valore aggiunto di averlo in Italia?
L'osservazione della prima onda gravitazionale, quasi dieci anni fa, non ci ha fornito solo una straordinaria conferma della teoria di Einstein, ma ha anche aperto una nuova era dell'osservazione e dello studio del cosmo. Come spesso accade nella ricerca scientifica, ogni conquista apre la strada ad altre sfide, altrettanto complesse e cruciali: è in questo contesto che nasce l’idea di un rivelatore di onde gravitazionali, l'Einstein Telescope, ancora più grande e sensibile di quelli già esistenti, in grado di avvicinarsi all’eco gravitazionale del Big Bang e ad altri eventi cosmici remoti, come fusioni di stelle di neutroni o buchi neri primordiali.
ET (questo è il suo appellativo) non è solo un ambizioso progetto scientifico, ma rappresenta anche un'opportunità per osservare da vicino la scienza nel suo divenire e comprendere la profonda interconnessione tra ricerca e società.
Questa infrastruttura sotterranea coinvolgerà infatti oltre 1600 scienziate e scienziati da 29 paesi e potrebbe sorgere proprio nella miniera di Sos Enattos, sito metallifero tra i luoghi più silenziosi al mondo da un punto di vista sismico, che si sviluppa in un’area rurale a bassissima densità di popolazione al confine tra l’alta Baronia e la Barbagia di Nuoro. La decisione finale sul sito effettivo di costruzione di ET si saprà solo tra molti mesi, e potrebbe ridisegnare completamente il territorio sardo.
Oltre a confermare un ruolo in prima linea del nostro Paese nella ricerca scientifica internazionale, la costruzione dell'Einstein Telescope a Sos Enattos potrebbe anche stravolgere il contesto in cui verrà immerso: flussi regolari di scienziate e scienziati internazionali, nuove infrastrutture ricettive, strade, aeroporti, ristoranti, case, connessione in fibra.
Nel frattempo, gli abitanti di Lula discutono al bar di onde gravitazionali e immaginano futuri possibili tra un caffè e una birra, in un’attesa che ci permette di osservare da una posizione privilegiata i contorni e le implicazioni dell'impresa scientifica contemporanea.
Francesca Panessa
Qual è la tua attività di ricerca presso IAPS e come bilanci il tuo lavoro da ricercatrice con l'impegno nella divulgazione?
Mi occupo i buchi neri supermassicci nei nuclei galattici attivi. In particolare uso l'analisi dei dati in multifrequenza per studiare i fenomeni di accrescimento ed emissione di questi oggetti estremamente misteriosi e affascinanti.
L'attività di divulgazione è sempre più importante nella mia vita lavorativa. Io adoro il contatto con il pubblico perché credo che dia un senso a quello che faccio. Non è sempre facile conciliare l'impegno nella divulgazione con il lavoro di ricerca, perché entrambe richiedono tanto tempo, ma ne vale la pena.
In che modo hai sviluppato la passione per lo spazio e l'astrofisica e quanto è stata dura per te come donna fermarti in questo campo?
Sono appassionata di spazio da sempre: ricordo che già alle scuole elementari ero affascinata quando ascoltavo le mie maestre parlare di astronomia. Da grande ho approfondito perché mi sono resa conto che era un argomento per me estremamente interessante., e mi sono laureata in astronomia a Bologna.
All'inizio, parliamo degli anni novanta, l'ambiente era soprattutto maschile ed era evidente che ci fossero delle differenze di trattamento rispetto ad alcuni miei colleghi che, a parità di competenze, riuscivano a pubblicare più articoli scientifici di me soltanto perché venivano coinvolti molto di più dai Professori. In tutta la mia carriera la questione del problema di genere è stata evidente.
Ma hai visto un miglioramento?
In realtà no, più vai avanti con la carriera, più la questione si complica. C'è ancora tanto da fare.
Quale messaggio pensi di poter trasmettere al pubblico del Festival di Genova?
Il mio è uno spettacolo di improvvisazione teatrale, quindi ha una doppia valenza: informare e intrattenere. Da un lato parlerò delle nuove scoperte scientifiche, ma lo farò veicolando la parte scientifica in modo divertente. Voglio dimostrare che la scienza si può raccontare in modo diverso, che può avere dei risvolti divertenti: la mia aspettativa è che la gente esca divertita e incuriosita.
Come nasce Crazy Space, che è lo spettacolo che porterà il Festival della Scienza di Genova?
Crazy Space nasce dal fatto che io sono al mio sesto anno di improvvisazione teatrale, che per me è una modalità di far arrivare dei messaggi importanti e, per il grande pubblico, solitamente difficili. Ho pensato che potesse essere molto interessante mettere insieme la divulgazione scientifica e comunicarla attraverso il gioco, perché alla fine l'improvvisazione teatrale è una sorta di gioco che fanno gli adulti.
Curiosità personale, a quale target ti rivolgi e che durate e prevista?
Lo spettacolo è rivolta ai ragazzi dai 14 in su, si terrà alle 7 di sera al Teatro della Tosse. Solitamente dura un'ora e un quarto ma è uno spettacolo molto modulabile. In altre situazioni l'ho utilizzato con bimbi più piccoli.